Dopo il viaggio nel mondo degli attori di tradizione con Il gergo del teatro, ecco una lunga sosta nella vita di uno dei più affascinanti tra loro: Ermete Novelli (1851-1919), che appartiene alla seconda generazione dei grandi attori, quella dei mattatori, ed è uno dei protagonisti più importanti e più seguiti del suo tempo, insieme a Eleonora Duse e a Ermete Zacconi. Lo si esalta perché spontaneo, lo si accusa di essere poco spontaneo, lo si biasima perché troppo spontaneo. Lo si ammira per la capacità d’improvvisatore, lo si condanna perché usa recitare a soggetto. È considerato, volta a volta con stima o con disprezzo, quale discendente dei comici dell’arte. Viene definito l’attore più proteiforme del cinquantennio a cavallo tra i due secoli e incolpato di recitare sempre allo stesso modo, qualunque sia il personaggio. Ma, diremmo con Rasi, attore, drammaturgo e storico italiano, che si trovò in scena da giovane con il primo Novelli: “Novelli è venuto su… da sé, come a un dipresso vengon su tutti i genj”.

Pubblicato da Guaraldi nella collana “Novecento riminese”, edito nel 1994.

L’attore italiano di tradizione è la grande tradizione del teatro italiano. Questo libro ricompone l’insieme di quel mondo, che era organico e separato, aveva leggi, usanze, cadenze calendariali e sistemi produttivi; e propone un vocabolario del gergo comico (es.: sfangone, caratura, pistolotto) per restituire un sapere così alto e sicuro del lavoro dell’attore da possedere anche i nomi per indicarne fasi e momenti.

Primo libro di Claudia Palombi ad essere pubblicato, nasce come tesi di laurea sotto la sapiente guida di Fabrizio Cruciani che ne è stato relatore; correlatore Claudio Meldolesi (Titolo della tesi: L’attore di tradizione tra memoria e mestiere nel primo Novecento italiano, Università degli Studi di Bologna, 14 marzo 1983, 110/110 con lode). Grazie ai colloqui e ai suggerimenti di Claudio Meldolesi e Ferdinando Taviani, e soprattutto grazie allo sprone, al sostegno e all’aiuto prezioso di Fabrizio Cruciani la tesi è diventata libro (Roma, Bulzoni,1986). La redazione del volume si è valsa dell’occhio vigile ed esperto di Clelia Falletti, evidente fin dalla copertina. A questo proposito sveliamo una curiosità: la foto in copertina ritrae l’artista lirica Luciana Palombi, madre dell’autrice, in scena nel primo atto dell’opera Adriana Lecouvreur, di Francesco Cilea, nell’allestimento di Spoleto del 1969.